Georges Perec, Espèce d'espace, Galilée, Paris, 1974.
Cos'è lo spazio ? Come definire lo spazio ? Dove inizia e dove finisce uno spazio ? Intuitivamente, quando penso allo spazio, immagino qualcosa di grande, aereo, smisurato... infinito. Non riesco mai a visualizzare lo spazio, non riesco ad avere alcuna immagine. Forse una sensazione. Vaga. Incerta.
Georges Perec, in uno dei suoi capolavori, Espèces d'espaces (Specie di spazi), si interroga sulle possibilità interpretative dello spazio, sulle maniere di pensarlo, di guardarlo, di toccarlo. "Lo spazio, è ciò che ferma lo sguardo : l'ostacolo".
Vorrei interrogarmi su un punto a mio avviso interessante e non toccato nello splendido libro di Perec : lo spazio è movimento o immobilità ?
Proprio nei giorni in cui le mie ricerche si concentrano sulla maniera in cui Beckett riesce a descrivere il "movimento dell'immobilità", la questione dello spazio m'interessa più che mai. Se guardo fuori dalla finestra, vedo uno spazio, vedo certi spazi, vedo molti spazi. Non esiste un spazio che sia interessante... tutto ha una sua dignità, niente è particolare. Viceversa, ogni spazio è particolare, nessuno è degno di essere guardato.
Fuori dalla finestra di camera mia, vedo dei volumi, immobili. Vedo il cielo, immobile se lo guardo distrattamente. Ma mi rendo conto che si muove, ci sono le nuvole, il vento, i colori che cambiano. Posso affermare che il volume del palazzo di fronte sia uno spazio immobile ? Lo ipotizzo in un primo momento. In seguito guardo verso la finestra dell'immobile e vedo una ragazza che sta abbassando una tendina. Ciò che appariva immobile è diventato movimento. E' lecito pensare che anche un volume che apparentemente sembra immutabile, in realtà si stia muovendo. Si muove necessariamente : il nostro pianeta sta disegnando proprio in questo momento un'orbita. Anche io mi sto muovendo e non me ne rendo conto.
Mi piace immaginare lo spazio comme un movimento : anche in questo caso non riesco a visualizzare alcuna immagine. Il movimento è sempre in movimento, come condensarlo ? Comme stabilizzarlo ?
Lo spazio è movimento, il movimento è lo spazio. Ma lo spazio è movimento a condizione di poterlo osservare. E se fossi cieco, se non potessi vedere ? Se chiudessi gli occhi, lo spazio sarebbe ancora in movimento ? Forse. Ma credo che potrei immaginarlo come una cosa fissa : una stanza cubica con pareti bianche, senza alcun arredamento, senza niente dentro, a perte i muri.
Non so se si possa dare una definizione esatta di spazio. Credo piuttosto che ogni definizione a riguardo sarebbe sempre insufficiente. Penso che dobbiamo accontentarci di vivere lo spazio. E non è certo cosa da poco.
Riassumendo : lo spazio è movimento, lo spazio è immobile. L'immobilità è movimento. Il sillogismo, pur sembrando una falso, mi convince.
Lo spazio è il movimento dell'immobilità. Mi sarebbe piaciuto leggere questa frase nel libro di Perec. Eppure Perec questa frase l'ha scritta, utilizzando dei termini ancora più belli, ancora più tranquillizzanti : "lo spazio è il dubbio".
Benvenuti sul blog Phoesia
Sono lieto di condividere questo spazio personale con amici, conoscenti e lettori che maldestramente sono entrati in questa pagina. Sin dal 23 gennaio 2011, Phoesia offre riflessioni personali su molteplici temi quali poesia, letteratura, filosofia, arti plastiche, cinema, teatro e tanto altro ancora. Nonostante ciò, Phoesia resta uno spazio aperto alle riflessioni di chiunque abbia voglia di scrivere, in modo "impegnato", su queste tematiche. Un grande benvenuto a tutti!
25/05/12
01/03/12
FRAMMENTO
Guarda la strada, guarda i capelli, le scarpe, la montatura degli occhiali. Insisti sui particolari, sulla crudeltà delle intenzioni senza distogliere mai lo sguardo. Fatica. Non c'è motivo di pensare, abbandonati alla voluttà di distrarti. Non dovresti cercare la spiegazione, non potresti cogliere la valutazione in tutto ciò che è possibile o dovuto, in tutto quanto non può esser ripetuto. Ma non disperare, il tempo non è fatto d'orologi, non è lento né veloce : prendi il tempo e ridicolizzalo. Sarà almeno divertente, sarà almeno un un po' di tempo perso. Un po' di tempo perso. Gli specchi sono noiosi, le cornici sono avvincenti. Abbraccia un uomo quando ti capita, è un qualcosa in più a cui non dare spiegazioni. Tieniti distante, accarezza tutto e non mangiare niente, non farti soddisfare e non aver paura di giocare. Il gioco. Spendi tutto, compra tutto. Illuditi almeno d'averlo fatto e d'averlo fatto senza giocare. Non prenderti troppo sul serio, cos'è più serio del non essere seri ?
12/02/12
INCONTRO CON LUCETTE FINAS
Incontrare Lucette Finas è stata e rimarrà un'esperienza indimenticabile. Scrittrice, docente e critica di grande talento, ha attraversato con un'opera eterogenea la letteratura francese ed europea dagli anni 50 ad oggi senza fare quasi rumore, dolcemente, intelligentemente. Lucette, prima di tutto, è una persona splendida, gentile et d'una cultura molto raffinata, sensibile e spontanea. I suoi saggi critici su George Bataille restano un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia conoscere questo grande autore francese. La crue, raccolta di letture e interpretazioni dell'opera di Bataille, rappresenta un punto fondamentale dell'esperienza critica strutturalista dall'immenso valore artistico e scientifico. Lucette Finas ha inoltre donato all'umanità alcune meravigliose letture della poesia di Mallarmé, poeta enigmatico, difficile, che ha rivoluzionato il modo di pensare la scrittura poetica. Ricordiamo a questo proposito un insieme di saggi raccolti sotto il titolo di Centrale pureté, dove Lucette penetra il linguaggio di Mallarmé fino a diventarne parte integrante, senza mai avere l'intenzione di spiegarlo né di comprenderlo ma rendendo soltanto i movimenti di quest'esperienza poetica immensa, illimitata.
Oltre ai saggi critici, le prefazioni, gli articoli (quelli de La quinzaine Littéraire, di Littérature o de Le Monde), Lucette Finas è autrice di alcuni romanzi di grande spessore letterario e umano. Ricordiamo il romanzo Donne, dal titolo enigmatico e plurisemantico, L'échec, che rappresenta forse il vertice della sua esperienza romanzesca, La dent du renard, ultimo in ordine di tempo, pubblicato nel 2008, e sorprendente nel suo divenire. Molti altri meriterebbero altrettanti approfondimenti.
Occorrerebbero molte ore per ripercorrere in modo puntuale la carriera artistica di questa grande scrittrice, dalle esperienze giovanili alla corrispondenza e all'amicizia con Roland Barthes. Ogni minuto passato accanto a Lucette diventa per me un'importante occasione di crescita artistica, spirituale, umana. Renderò ancora omaggio a Lucette Finas, possibilità che si arricchirà nel corso del tempo e grazie ai frutti della mia collaborazione a stretto contatto con la sua persona e i suoi innumerevoli manoscritti.
Oltre ai saggi critici, le prefazioni, gli articoli (quelli de La quinzaine Littéraire, di Littérature o de Le Monde), Lucette Finas è autrice di alcuni romanzi di grande spessore letterario e umano. Ricordiamo il romanzo Donne, dal titolo enigmatico e plurisemantico, L'échec, che rappresenta forse il vertice della sua esperienza romanzesca, La dent du renard, ultimo in ordine di tempo, pubblicato nel 2008, e sorprendente nel suo divenire. Molti altri meriterebbero altrettanti approfondimenti.
Occorrerebbero molte ore per ripercorrere in modo puntuale la carriera artistica di questa grande scrittrice, dalle esperienze giovanili alla corrispondenza e all'amicizia con Roland Barthes. Ogni minuto passato accanto a Lucette diventa per me un'importante occasione di crescita artistica, spirituale, umana. Renderò ancora omaggio a Lucette Finas, possibilità che si arricchirà nel corso del tempo e grazie ai frutti della mia collaborazione a stretto contatto con la sua persona e i suoi innumerevoli manoscritti.
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