Benvenuti sul blog Phoesia

Sono lieto di condividere questo spazio personale con amici, conoscenti e lettori che maldestramente sono entrati in questa pagina. Sin dal 23 gennaio 2011, Phoesia offre riflessioni personali su molteplici temi quali poesia, letteratura, filosofia, arti plastiche, cinema, teatro e tanto altro ancora. Nonostante ciò, Phoesia resta uno spazio aperto alle riflessioni di chiunque abbia voglia di scrivere, in modo "impegnato", su queste tematiche. Un grande benvenuto a tutti!

20/03/11

SENZA RELIGIONE

Sono senza religione perchè non credo che per credere in dio ci sia bisogno di leggere nulla. Sono senza religione perchè le religioni sono alla base della gerarchizzazione nelle società umane. Sono senza religione perchè la religione, in quanto dogma, combatte la libera emancipazione dell'individuo imponendogli regole che non sono né accettabili né desiderabili. 
Non m'interessano le religioni perchè non c'è nulla da capire e soprattutto da codificare. Al di fuori dell'esperienza dell'amore individuale nulla ha significato. L'enigma è l'assenza, l'assenza è l'enigma. Non ha senso trovare una presenza dell'assenza come non ha senso trovare la soluzione dell'enigma.
La ricerca della conoscenza è invece desiderabile in quanto atto umano necessariamente teso al miglioramento della propria condizione. La ricerca della conoscenza non deve e non può essere soddisfatta. 
Sono senza religione perchè la religione è sempre qualcun altro che la impone. Sono senza religione perchè la religione cerca di significare un'esperienza insignificabile. 
Sono senza religione perchè la religione impone un metodo per la ricerca della conoscenza. Il metodo non deve essere statico né tantomeno collettivo. Il metodo è l'espressione della capacità individuale nella ricerca della conoscenza. Il metodo pertiene all'universo particolare dell'essere umano, esso rimane sempre misconosciuto da colui che lo adotta. 
Sono senza religione perchè l'amore, la poesia e la musica non hanno bisogno di supporti. Esse sono esperienze extrasensoriali. Fuggono dalla capacità di comprensione, evitano il metodo in quanto fuori portata dalla possibilità di una ricerca esaustiva. 
Sono senza religione perchè amo. E non ho nessun bisogno di caratterizzare in alcun modo la parola "amo".
Sono senza religione e non sono ateo. 
Sono espressione e conseguenza dell'inesplicabile.

16/03/11

STATO LIBERO DI LITFIBA

Parliamo di musica cari amici del blog (pochi ma buoni!!).  Ieri sera è andato di scena lo "Stato libero di Litfiba" in quel dell'Elysée de Montmartre, proprio accanto a casa mia!!!
Insieme a Nicola e Marina, due cari amici italiani a Parigi, siamo partiti carichi d'energia per goderci una bella serata in stile rock italiano! E le attese non sono state tradite!! L'entrata in scena di Pelù e company è stata veramente da urlo. La rockstar fiorentina è apparsa in forma strepitosa, degna dei vecchi tempi! Chi si aspettava i Litfiba in versione "parigina", cioè con qualche sofisticazione in più, si sbagliava di grosso! La band ha reso onore al suo nome e alla sua storia con un concerto esplosivo, ribelle e rock, molto molto rock! 
"Ghigo" e Piero hanno duettato più volte sul palco con un linguaggio tutto loro, un linguaggio forte di 30 anni d'esperienze insieme! Gli assoli del grande chitarrista hanno incrinato i ghirigori dell'Elysée e Piero Pelù, a torso nudo per più di metà concerto, ha offerto una performance indimenticabile ai suoi fan! 
Dal repertorio della serata sono saltati fuori i vecchi pezzi mitici dei Litfiba, da Fata Morgana a Tex, da Terremoto a El diablo!!!
Insomma non è mancato niente, fuoco e politika, rock e chitarre maledette! D'altronde questi sono i Litfiba che ci piacciono, quelli che non mollano niente e che prendono ogni nota come un'apocalisse! 
Quindi, un grazie alla mitica rockband italiana... e... benvenuti nello "Stato libero di Litfiba"!!

12/03/11

GIORNATA DI STUDI MAURICE BLANCHOT

Lunedì 14 marzo, ore 14 e 30, parteciperò alla giornata di studi dottorali su Maurice Blanchot all' Universitè PARIS-DIDEROT. 
Su invito del direttore di ricerca Jonathan Degenève, interverrò per trenta minuti circa sul tema "Il primitivo ne La Scrittura del disastro".
La giornata di studi dottorali si aprirà alle 9 nei pressi della Biblioteca Nazionale François Mitterand, e vedrà tra i partecipanti alcuni dei massimi esperti dell'opera di Maurice Blanchot. Tra di essi spiccano Christophe Bident (organizzatore), Jeremie Majorel (organizzatore) e Parham Shahrjedi (collaboratore del sito "Espace Maurice Blanchot", presente tra i link consigliati nel blog). Specialisti provenienti da varie università europee si alterneranno nell'esposizione delle rispettive ricerche. Segnalo soprattutto Sato Tomonori, (collega della Sorbonne Nouvelle) che parlerà dei rapporti tra la poetica blanchottiana e il cinema di Jean-Luc Godard.
Per quel che mi riguarda, procederò con la descrizione delle mie ultime ricerche su la scena primitiva ne La Scrittura del disastro. Dopo una breve introduzione passerò alla lettura di un estratto, la pagina 117, e proverò un'analisi critica attraverso i tre grandi psicanalisti del XX secolo: Freud, Jung e Lacan. 
Infine, esporrò una serie di considerazioni sull'originalità della concezione blanchottiana di scena primitiva. e chiuderò con una breve riflessione sul termine di "inatteso" con la sua carica di significazioni tese a dare un senso ai frammenti di Maurice Blanchot.  

05/03/11

E MORI CON UN FALAFEL IN MANO...

Cari amici, oggi spezziamo un po' la trama del blog con qualcosa di divertente. 
Voglio parlarvi del film di Richard Lowenstein "E morì con un falafel in mano" del 2001 tratto dall'omonimo libro di John Birmingham. 
Si tratta di un film in skatch, o meglio di varie storie collegate tra di loro dai temi casa e coniquilini. Dato che sono 5 anni che abito in case con altre persone l'idea mi è molto piaciuta. Ambientato in Austrialia, il film ruota attorno alla figura di un improbabile scrittore in perpetua crisi depressiva che cerca disperatamente di far fronte ai suoi debiti finanziari in continuo aumento. 
L'andamento del film è piuttosto "leggero", cioè vi si alternano personaggi stranissimi, i coinquilini, ognuno dei quali ha una sua storia tormentata e comunque "deviata" dalla normalità (?!?!?!?). Denny, il protagonista, passivo verso le situazioni anche se non totalmente, si trova di fronte a follie di ogni genere: una ragazza lesbica che pratica strani riti mistico-dark, vari amici che fumano erba con conseguenti effetti sulle loro discussioni "strampalate", poliziotti minacciosi e corrotti, assicuratori e ispettori persecutori, una ragazza con un'infanzia traumatica, un giovane che scopre improvvisamente di essere gay (ma tutti già lo sapevano), una pazza nevrastenica pseudo-fascista che si lamenta di tutto (la coinquilina impossibile a vivere come la definirebbero i francesi), e Flip (nome che rimanda al flipper, "flippato" in gergo), eroinomane che ama abbronzarsi alla luce della luna, e che è il destinatario del titolo: sarà lui infatti a morire con un falafel in mano. 
Danny non ha fiducia in se stesso, è tormentato dalla sua mediocrità, non trova pace nei continui stadi depressivi che lo avvolgono. Un giorno riuscirà però a scrivere un racconto "avvincente" per Playboy, vincendo una buona somma di denaro. 
Il film, lo ripeto, è leggero, piacevole, e ricco di situazioni vicine alla "regola" dell'assurdo. Il messaggio che manda? Non sono riuscito a trovarlo. Sarà forse questo il messaggio? Non lo so. Diciamo che la storia è molto fine a se stessa, il che implica uno sforzo di non-interpretazione. 
Quindi nonostante tutto, "E mori con un falafel in mano" è un film che vorrei consigliare, se non altro sarà utile per un esercizio di de-pensamento, qualità che apprezzo molto negli esseri umani (!?!?!?).


02/03/11

LA SCENA PRIMITIVA

Nel 1897 Sigmund Freud utilizza per la prima volta il termine urszenen per descrivere la scena primitiva. Occorrerà attendere il 1914 per averne una teorizzazione completa nel saggio L'uomo ai lupi
Per scena primitiva, in psicanalisi, s'intende il complesso delle nevrosi derivanti dall'insieme delle esperienze traumatizzanti presenti nell'inconscio del bambino. Freud afferma, grazie al metodo analitico, che la urszenen deriva dalla visione (realmente accaduta) del coito parentale. L'atto sessuale tra i genitori causa nel bambino di 2-3 anni una sorta di eccitazione che non è in grado di comprendere. Sovente viene interpretata dall'infante come atto di violenza, d'aggressione del padre verso la madre. 
Tutto ciò ha a che fare con la teoria della libido freudiana, e quindi con le pulsioni sessuali infantili. In questa fase interviene il cosìddetto "complesso di castrazione", dove il fallo, simbolizzazione del pene maschile nell'inconscio del bambino, è "staccabile" e può quindi essere applicato anche alla madre. Sempre secondo Freud, la bambina vive il complesso di castrazione in quanto già priva del fallo. Saranno i meccanismi inibitori a regolare in seguito il percepito difetto.  
Definita anche fantasma originario, o primitivo, o primario, la scena primitiva è stata oggetto di studio di moltissimi specialisti della psicanalisi e non solo. Celebre l'interpretazione di Carl Gustav Jung, che considera la scena primitiva come un evento non necessariamente avvenuto. Secondo Jung, essa fa parte di quell'insieme di rappresentazioni simboliche presenti nel patrimonio atavico dell'uomo. La scena primitiva è cioè un archetipo, un simbolo ricorrente nella storia dell'umanità, un motivo primitivo. 
Molto interessante la visione di Jacques Lacan a questo proposito. Il grande psicanalista francese tende a comprendere la scena primitiva attraverso il metodo strutturalista. La comprensione delle nevrosi passa attraverso l'analisi delle strutture del linguaggio, notoriamente grazie all'analisi degli automatismi linguistici (come l'associazione involontaria per metonimia). 
Ma la scena primitiva ha interessato anche molti letterati. In primis Maurice Blanchot, del quale vorrei parlare in seguito nel blog. La sua è un'interpretazione tutta particolare, allegorica, trascendentale e terribilmente collegata alla Scrittura del disastro.