Benvenuti sul blog Phoesia

Sono lieto di condividere questo spazio personale con amici, conoscenti e lettori che maldestramente sono entrati in questa pagina. Sin dal 23 gennaio 2011, Phoesia offre riflessioni personali su molteplici temi quali poesia, letteratura, filosofia, arti plastiche, cinema, teatro e tanto altro ancora. Nonostante ciò, Phoesia resta uno spazio aperto alle riflessioni di chiunque abbia voglia di scrivere, in modo "impegnato", su queste tematiche. Un grande benvenuto a tutti!

28/04/11

PRIMAVERA ARABA

"Primavera araba" è l'espressione che rimbalza sui tutti i giornali francesi e non solo. Il richiamo alla storia è evidente. Dopo il "Mai '68" et la "Primavera di Praga", il ventunesimo secolo conosce la sua prima vera "primavera". L'allusione riguarda i grandi movimenti rivoluzionari che stanno voltanto pagina nei paesi nord-africani e medio-orientali. Ma "primavera" indica anche una volontà etica di scardinare i poteri costituiti, in nome di un'emancipazione irreprensibile. La primavera si farà sentire molto a livello di costumi e coscienza della forza della libertà. I paesi arabi, uno dopo l'altro, hanno riportato l'occidente verso una storia politica che sembrava quasi dimenticata. Il grande motore delle rivolte sono stati i giovani, masse di giovani con la volontà di unirsi per un obiettivo, un ideale forte da perseguire senza ripensamenti. A più di 40 anni dai movimenti studenteschi e operai del 1968, le nuove generazioni del mondo arabo fanno sentire la loro voce ai potenti controllori dei loro stati. 
Innanzi tutto conflitto generazionale: il giovane contro il vecchio, o meglio, il progressismo contro il conservatorismo. A distanza di due generazioni solamente, il progresso nella mentalità dei giovani ha creato uno scarto con la precedente maniera di pensare: i punti d'incontro sono mancati e lo strappo è stato inevitabile.
Eppure, per la "Primavera araba" il rischio del fallimento è sempre presente. La storia ritorna, volteggia su se stessa per decine d'anni, e infine fa una pausa, ricadendo con il suo cinismo. Il pericolo di un'ingerenza occidentale è stato chiaro fin dall'inizio e in certe situazioni ha preso il sopravvento infine. Restare immuni dalle grandi società capitaliste è quasi impossibile. Francia, Stati Uniti e Inghilterra giocano il ruolo che la storia ha accordato loro. Un ruolo che non cambia mai, che si traveste, indossa maschere, rende ipocrita ogni discussione. La ballerina, per loro, ha smesso di volteggiare. Forse era troppo vecchia, forse troppo stanca. La stanchezza è il peso dei paesi europei. I giovani, sebbene giovani, sono stanchi. Il peso di una storia troppo lunga ha annichilito la possibilità di sperare di cambiare ancora.
La "Primavera araba" deve servirci come stimolo. Loro hanno tentato e a volte riuscito nell'impresa di credere in un mondo diverso. Sapremo fare lo stesso?

16/04/11

PER VITTORIO ARRIGONI

Ho deciso di aggiungermi alle già tante persone che in queste ore hanno espresso la loro indignazione per l'omicidio di Vittorio Arrigoni, volontario pacifista assassinato venerdi 15 aprile 2011 da un gruppo salafita nella Striscia di Gaza. I rapitori non hanno nemmeno rispettato l'ultimatum che avevano posto a condizione per la liberazione di Vittorio, cioè la scarcerazione di alcuni militanti del gruppo islamico dalle prigioni di Hamas.
Quando nella notte di giovedi 14 ho appreso la notizia del suo rapimento ho subito avuto un forte disturbo allo stomaco. Mi sono informato un po' meglio sul web a proposito del gruppo salafita che lo aveva rapito e ben presto ho capito che non ci sarebbe stato molto da fare. Ieri ho appreso la notizia del suo decesso, notizia che mi ha fatto molto molto male al ventre, al sangue, alle budella. 
Questo post si collega chiaramente al precedente post che ho scritto a proposito delle religioni e, in qualche maniera, lo conferma. Difficile parlare anche d'indignazione per questo evenimento. Neanche rabbia o paura. Non trovo termini adeguati per esprimere il rigetto assoluto verso ciò che è accaduto. Perchè Vittorio era uno di NOI. Molto migliore di NOI. 
Con il pronome maiuscolo NOI voglio intendere "noi che crediamo in un progressismo collettivo" dettato dall'emancipazione di ogni singolo individuo presente sulla terra. NOI che non accettiamo la violenza comme mezzo di miglioramento degli equilibri umani (l'accettiamo solamente, in parte, per esigenze realmente difensive). NOI che siamo spinti da un umanismo convinto, base e profezia della nostra esistenza, consapevoli o inconsapevoli del miglioramento umano che ogni giorno, nel nostro piccolo, cerchiamo di portare avanti. NOI che però, nella maggior parte dei casi, non abbiamo le "palle" per andare nella Striscia di Gaza come invece ha fatto Vittorio Arrigoni ed altri come lui. Un ragazzo che ha messo in gioco la propria vita per gli ideali in cui credeva, fino in fondo, fino all'orrore, fino al dis-umano. Rifiuto l'appellativo di "martire" per Vittorio Arrigoni. Lui è un "eroe", nel senso epico e mitologico del termine. Un vero Don Chisciotte dei nostri tempi. Hernani d'un romanzo scritto male, doloroso, contemporaneo. Eccolo là, appeso, morto, eppure forte. Avrà pianto? Non avrà pianto? Non importa, sarò io a piangere per lui e tanti lo faranno con me. 
La violenza dell'estremismo islamico in questo episodio ha dimostrato la natura meschina del radicalismo religioso. Sono meschini, privi d'onore, privi d'umanità. Hanno ucciso un uomo, senza pietà, senza domande, senza motivo. Ma ne hanno ri-attivati altri, migliaia, forse milioni. Siamo NOI che versiamo lacrime per un compagno, uno dei migliori, che resterà eterno, immenso.

Vorrei dedicare a Vittorio Arrigoni un estratto di una poesia di Jorge Luis Borges, che ritradurrò dalla versione francese dell'Opera Poetica del maestro argentino:


Sicuro della mia vita e della mia morte, guardo gli ambiziosi e
vorrei comprenderli.
 La loro giornata è avida come il volo d'un lasso. 
La loro notte non è che la tregua della collera nel ferro pronto
a l'attacco. 
Parlano d'umanità.
La mia umanità, è sentire che siamo le voci 
d'una stessa miseria.
[...]
Il mio nome è qualcuno e nessuno.
Passo lentamente, come chi viene da così lontano che
non spera più d'arrivare.

Tratto da "Iattanza di quietudine", Jorge Luis Borges

03/04/11

INTELLETTUALI A MONTMARTRE

Girovagando in tarda serata o durante la notte per le vie di Montmartre si possono fare incontri quantomento "strani". Tra le stradette di rue Lepic o nei dintorni di place de Tertres si aggirano quasi sempre individui curiosi. E dico curiosi per non dire sgradevoli, una volta che si approfondisce la conoscenza di questi soggetti.
Sono i cosiddetti bohèmes montmartrini, figure quasi mitologiche, leggendarie per la loro antipatia. Si tratta essenzialmente di incarnazioni di clichés e retorica. Passano le loro serate da un bar all'altro, non mancando mai di far valere la loro posizione di superiorità "intellettuale" nei confronti delle malcapitate persone "normali" che passeggiano per la splendida collinetta senza alcuna pretesa. Non sono molto difficili da riconoscere: hanno generalmente un look retrò, abbellito e agghindato da insopportabili accessori stravaganti e appariscenti. 
I bohèmes si riempiono la bocca di pezzetti di poesie rubate ai grandi poeti di una volta. Parlano senza vergogna di "verità" nascoste, di "segreti" inaccessibili, segreti dei quali solo loro, ovviamente, portano la testimonianza. 
La cosa più sorprendente, che potrebbe apparire comica se non sfociasse nel ridicolo, è che si definiscono "artisti" senza alcuna reticenza. Non si capisce bene perchè lo facciano visto che per la maggiore sono persone che non hanno mai pubblicato niente (nonostante le loro età oramai non più puerili!), sono letti e ascoltati da una ristretta cerchia di amici che pendono dalle loro labbra per non si sa bene quale motivazione. Inoltre, per aggravare inconsapevolmente la loro incapacità, criticano spietatamente i lavoratori esibendo il loro stile di vita "sempre libero", cioè libero dal lavoro, dalla fatica, dalla "normalità". 
Ebbene, i bohèmes cantano, parlano, e cantano ancora, grazie alla fatica di qualcun altro. E soprattutto, grazie ai soldi di qualcun altro. 
Insomma, ognun faccia attenzione a trovarsi faccia a faccia con questi soggetti... il rischio è di subirsi delle discussioni paranoico-morali sulle verità nascoste, inghindate da frasi ad effetto ed una mousse farcita di altezzosità mascherata da intellettualismo selvaggio.