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19/08/11

DIALOGHI

Dialogare è forse la prima azione che l'essere umano compie grazie al linguaggio. Dialogare è un mix sorprendente di istinto, sensazione, sentimento e intelligenza. Gli uomini non esistono in quanto uomini senza dialogo. 
Il movimento del dialogo è un movimento in divenire, imprevedibile e indipendente. Al dialogo viene contrapposto il monologo. Ora, pensiamo alla possibilità dell'impossibilità di ridurre un essere umano a uno, a singolo. Pensiamo alla bellezza della possibilità di comprendere un uomo in quanto pluralità di ego. Risolviamo il mistero della Trinità in infinitezza. Ebbene, se ciò fosse, non si darebbe monologo. Solo dialogo. L'uomo che parla a se stesso, probabilmente parla a un altro da sé, ciò che viene identificato da molta letteratura con il termine "doppio". Non basta. Il doppio prevede il due come numero. Ma i doppi possono forse essere più di uno, forse molti. Secondo questa prospettiva i doppi all'interno di un singolo individuo potrebbero risolversi in progressione esponenziale. L'uomo che parla a se stesso in quanto doppio dialoga. 
Io sostengo questa ipotesi.
Il dialogo possiede una forza incalcolabile, come incalcolabile è la forza dell'istinto. Dialogare è un'esigenza, una forzatura sensazionale e una fortuna. La bellezza degli amici che parlano tra di loro, l'imprevedibilità di persone sconosciute che si trovano improvvisamente a comunicare tra di loro. Tutto fa parte della capacità del dialogo. Forse, non si dà individuo al di fuori del dialogo.
Ma esiste anche il "falso dialogo". Nel momento in cui un soggetto parla ad un altro senza prevedere aprioristicamente una risposta da quest'ultimo, si delinea lo spazio del "falso dialogo". Lo Stato, l'istituzione, il potere, non prevede la parola dell'altro. Si tratta di "falso dialogo" o di "monologo sordo". 
L'uomo nasce per dialogare, non farlo significa accettare la dipendenza da qualcuno che dialoghi per te.
Siamo convinti che dialogare sia la funzione più nobile del linguaggio. 
Durante il prossimo anno ci occuperemo molto del dialogo in quanto tipo di scrittura, disposizione esistenziale e meccanismo politico.

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