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13/10/11

ROMANTICISMO E IRRAZIONALITA' : HANS EICHNER

[Ecole Doctorale de la Sorbonne Nouvelle] 
Seconda seduta del seminario del professor Paolo Tortonese intitolato "Romanticismo e irrazionalità" (Romanticisme et irrationalité). Seduta di grande intensità. Il dottor Tortonese, da grande professore, interpreta con maestrìa un interessante persorso di storia del pensiero o storia delle idee. L'apparato concettuale del seminario tiene sulla concezione di romanticismo come rivoluzione inversamente proporzionale alla rivoluzione galileiana. Georges Gusdorf, eminente critico del romanticismo, la chiama curiosamente "rivoluzione non galileiana". 
Mi preme però uscire dalla sfera d'influenza delle due più grandi menti della critica romantica, Paul Bénichou e Georges Gusdorf appunto, per seguire il cammino di un critico canadese dalle origini tedesche : Hans Eichner. Eichner scrive agli inizi degli anni '80 il saggio The rise of Modern Science and the Genesis of Romanticisme (La scalata della Scienza Moderna et la Genesi del Romanticismo). Secondo questo illustre critico, la questione dell'avvento del Romanticismo in Europa si gioca sul controverso rapporto tra scienze umane e scienza in senso proprio. Eichner mette l'accento sulla storia del pensiero dell'epoca (grosso modo dalla rivoluzione copernicana e galileiana al XIX secolo compreso) e non sul termine/fenomeno Romanticismo. Riassumendo in modo non ortodosso, il critico canadese pensa al Romanticismo come una reazione all' "imperialismo" della scienza ; imperialismo dettato prima di tutto dalle scoperte di Copernico, Galileo e Newton e, successivamente, dal secolo dei Lumières. La morsa del monopolio scientifico sul piano della storia della percezione, radicalizzata dai philosophes e dall'evoluzionismo darwiniano, resta potente e dominante fino ai nostri anni. Ma c'è una differenza. Fino al XIX secolo, la scienza era aperta al confronto filosofico. Le scienze umane avevano la possibilità d'interagire con il campo scientifico. Se pensiamo ai nostri anni, gli anni Duemila, le scienze umane sono totalmente interdette al dibattito scientifico. Ne è dimostrazione l'elitismo che avvolge le facoltà di Medicina e Fisica, per citarne solamente due. La comunicazione tra il mondo della scienza e quello delle scienze umane è praticamente inesistente. Prima di tutto per una questione di linguaggio. Secondariamente per una questione istituzionale, quasi politica. Ma torniamo al Romanticismo, parleremo di questa questione in un altro post. 
Eichner ci dice che il mondo, in seguito alle scoperte di Newton, cambia irreversibilmente. Il mondo diviene meccanica, e l'unico modo per studiarlo è il metodo meccanico. Di conseguenza l'uomo diviene macchina e solamente la fisica può arrivare a comprenderlo intimamente. La metafora più ricorrente è quella dell'orologio : l'uomo  e il mondo sono ingranaggi di un universo meccanico. L'uomo non è più al centro dell'universo. La sedia di Dio è vuota, nessuno vi siede. Il mondo è un'infinita sequenza di cause/effetti. Ed è su questo punto che Eichner ci propone originalmente la sua tesi : il Romanticismo (periodizzando possiamo dire dal 1780 al 1830 ma è una pura finzione) si configura come una reazione a questa "macchinizzazione" del mondo. Il Romanticismo, attraverso l'esasperazione del pathos, del sentimento, dei caratteri oscuri dell'uomo, delle passioni, dei nazionalismi cerca di ritrovare il centro perduto dell'uomo. Il quadro che ci fornisce Eichner è piuttosto chiaro : scienza da un lato e Romanticismo dall'altro. E in mezzo ? In mezzo c'è la ragione. La ragione cartesiana. Descartes, Spinoza, Malebranche e Leibniz cercano in differenti maniere una mediazione restaurando la concezione platonica della divisione tra anima e corpo, spiritualità e materialità. Al fine di contrastare la dissoluzione apportata dal metodo empirico, Cartesio propone l'idea di una "ragione trascendentale", capace di ricucire questo strappo storico. 
Ciò che resta interessante è la visione del Romanticismo proposta da Hans Eichner, visione che si dissocia in parte dalla critica dominante sul Romanticismo per inserire questo movimento in un contesto molto più ampio e passibile di sviluppi ulteriori.

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