La "création poétique" - c'est la création de l'attente
(La "creazione poetica" - è la creazione dell'attesa)
Paul Valery supera veramente se stesso in questa occasione. Io credo che in questo verso, tratto dalla sezione Poésie contenuta in Ego Scriptor (éd Gallimard), sia racchiusa una delle massime definizioni di poesia che conosco (dato e non concesso che sia possibile definirla). L'attesa è qualcosa di molto difficile anche da immaginare. L'attesa è forse un non-momento. Una sospensione della gravità. Il cuore che smette di battere a un certo punto. L'attesa è irrappresentabile. Se mi concentro un po' e provo ad immaginarmi in un momento di attesa, mi rendo conto che in quel momento non penserei in realtà a nulla. Credo che il movimento dell'attesa sia simile a quello della pazienza o della veglia. Sono probabilmente degli stadi "altri", "altrove" (per citare Derrida).
Per questo motivo credo che Paul Valery abbia veramente colto nel segno quando parla di "creazione dell'attesa". Se già l' "attesa" in se stessa è complicata da pensare, figurarsi avere addirittura il potere di crearla, o meglio, di crearsela, in primis. La poesia nel momento della creazione di se stessa ha la stessa forza della creazione dell'attesa. Salvo il vero, questo è ciò che penso volesse dire Valery, che resta sicuramente una delle stelle fisse nella costellazione dei poeti francesi.
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