Benvenuti sul blog Phoesia

Sono lieto di condividere questo spazio personale con amici, conoscenti e lettori che maldestramente sono entrati in questa pagina. Sin dal 23 gennaio 2011, Phoesia offre riflessioni personali su molteplici temi quali poesia, letteratura, filosofia, arti plastiche, cinema, teatro e tanto altro ancora. Nonostante ciò, Phoesia resta uno spazio aperto alle riflessioni di chiunque abbia voglia di scrivere, in modo "impegnato", su queste tematiche. Un grande benvenuto a tutti!

30/01/11

Perdersi

Perdersi, non significa solamente non capire più dove ci si trovi. Perdersi, è alle volte dimenticarsi di se stessi. Non è necessariamente negativo o positivo. E' neutro.
Proprio ieri pomeriggio, in compagnia di Nicola mi sono perso di nuovo, anche se non per molto tempo. Ero seduto in uno dei posti vicini al finestrino nella linea 6 del metrò di Parigi. Mentre il treno passava veloce tra i palazzi e i grandi boulevards, mi sono perso per un istante. Un istante lunghissimo dove tutto mi è sembrato bello e brutto al tempo stesso. Si tratta di un momento nel quale ho osservato la realtà dal finestrino come se non facessi parte della realtà. Come se non ne fossi contemplato, come se non fossi nel tempo e nello spazio. Ed effettivamente, non c'ero.
Guardavo lontano, estasiato dalla velocità delle immagini che si susseguivano davanti a me. Guardavo lontano. Ero lontano. Sentivo muoversi una dietro l'altra tutte le migliaia di miliardi di molecole presenti in ogni punto su cui si posavano i miei occhi. Non c'era più forma né organizzazione. Tutto si svolgeva nella fuga.
Sergio Moravia, filosofo e mio professore di filosofia, ci ricordò una volta che occorre "sapersi perdere nelle città". Perdersi è dunque voglia e predisposizione a perdersi. Obliare il punto della propria coscienza nel tempo e nello spazio per arrivare in un mélange di non-tempo, di non-spazio, di anti-gravità e di sospensione. Credo che sia molto difficile sapersi perdere. Perdersi è avere volontà di una non-volontà.
E non ci si perde per ritrovarsi così come si era prima. Ma ci si ritrova diversi dopo essersi dimenticati, ci si sente nuovi, vergini, in una espressione, "ancora da perdersi".
D'improvviso il treno si ferma, mi sveglia, e insieme a Nicola m'incammino distratto nel caos nascosto di un quartiere borghese della capitale.


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.