Benvenuti sul blog Phoesia

Sono lieto di condividere questo spazio personale con amici, conoscenti e lettori che maldestramente sono entrati in questa pagina. Sin dal 23 gennaio 2011, Phoesia offre riflessioni personali su molteplici temi quali poesia, letteratura, filosofia, arti plastiche, cinema, teatro e tanto altro ancora. Nonostante ciò, Phoesia resta uno spazio aperto alle riflessioni di chiunque abbia voglia di scrivere, in modo "impegnato", su queste tematiche. Un grande benvenuto a tutti!

26/11/13

JAN FABRE : TRAGEDY OF A FRIENDSHIP

NIETZSCHE CONTRO WAGNER


All'Opera di Lille è andato in scena l'attesissima "Tragedy of a Friendship" di Jan Fabre, artista poliedrico e avanguardista, che irrompe sul palcoscenico con la sua ultima creazione.
"Tragedy of a Friendship" suona subito come un avvertimento allo spettatore, che deve fin dall'inizio abbandonarsi ad un clima surreale e a non senses da far sbandare anche gli habitués dell'assurdo. La tragedia in questione è quella che porta un Nietzsche agli inizi della feroce malattia che lo porterà alla pazzia negli anni seguenti ad esprimersi contro Richard Wagner, in uno dei testi più violenti scritti dal filosofo tedesco : Il caso Wagner (1888).
Nietzsche inizia a fare i conti con certi problemi mentali oltre che fisici (dovuti al bipolarismo, probabilmente alla sifilide e forse anche alla presenza di un meningioma e ad altre malattie neurodegenerative), problemi che culmineranno nel primo collasso mentale del filosofo a Torino, nel 1889. Jan Fabre si fa esploratore degli abissi della mente di Nietzsche, mettendone in mostra gli estremi, le perversioni, gli incubi. Calando la sala in un'opaca sensazione onirica, Fabre mette dapprima nell'angolino lo spettatore, poi lo pugnala alla schiena, dove è sicuro di far male. Risultato spietato, quando dopo venti minuti dall'inizio della rappresentazione una buona quindicina di spettatori della platea lascia il proprio posto. La scena in questione mostra una realistica violenza sessuale di gruppo ai danni di una giovane ragazza, curata in ogni minimo dettaglio. Gli uomini in scena sono nudi, gridano, rivelano il loro istinto animelesco e la loro perversione all'aumentare delle grida della ragazza. La dialettica reale/irreale finisce per provocare una forte identificazione da parte dello spettatore che, ormai distratto dalla quotidianeità, transferisce inconscientemente la sua verità sulla scena.
Sulle decadenti note wagneriane, la follia di Nietzsche peggiora di minuto in minuto, costringendo lo spettatore alla lettura della traduzione francese del canto lirico sulle apposite lavagne luminose, per non perdersi nel vortice della follia del filosofo.
Il tema della sessualità, per lo più perversa, ma a tratti sincera e poco stilizzata, percorre tutte le tre ore e quindici minuti della duarata dell'opera. Bisogna dire che ricevere una cosi massiccia dose di malefico surreale senza neanche una pausa sigaretta ti costringe a volte a concentrarti su di almeno un buon bicchier d'acqua !


Niente da eccepire, Fabre torna per provocare il pubblico, e lo fa nella maniera migliore, costringendolo davanti a verità meschine durante certe lunghe (forse troppo) fasi ripetitive realizzate sul palcoscienico. Se dal punto di vista dello sforzo formale, artistico e poetico il risultato è eccellente, resta da discutere della scenografia e degli attori.
Questi ultimi sono chiamati a uno sforzo fisico davvero importante, e cio' finisce inevitabilmente per ripercuotersi sulle loro prestazioni in certi passaggi. Da apprezzare sono comunque le forme create dai ballerini e ballerine, che portano in seno una forte poeticità e la fluidità irrazionale del pensiero nietzschiano. Il palco è dominato dalla presenza di due ampolle giganti piazzate alle estremità. Queste partecipano in modo essenziale alla creazione di un'atmosfera surreale. Per il resto, la scenografia è ridotta al minimo e questo, resta forse uno dei limiti di questa rappresentazione. Da notare la scarsa rendita delle immagini proiettate sul fondo del teatro, certamente volute da Jan Fabre, ma di modesto impatto (si poteva fare meglio credo).
Insomma, Tragedy of a Friendship è un'opera densa e difficilmente accessibile. Da un lato la difficile controversia sull'amizia tra Wagner e Nietzsche, dall'altro la ricerca esasperata di un'arte sperimentale, molto deviata rispetto ai canoni classici.
L'impressione è che anche il pur emancipato pubblico di Lille si sia trovato davanti a qualcosa di diverso e difficile da digerire. Alla fine gli applausi ci sono, ma il bis dei ballerini è artificiale, senza una vera acclamazione degli spettatori.
Segno che la performance teatrale ha funzionato, provocando il rifiuto del pubblico, ferito nelle corde del proprio inconscio.









31/10/13

INCONTRO CON JEAN-BERNARD SOUDERES

Come promesso, ho il piacere dei presentare una persona che ho conosciuto un po' di tempo fa e con la quale ho stretto un legame importante : si tratta del fotografo/artista Jean-Bernard Souderes.
Di piccola statura, profilo scarno, Jean-Bernard è un uomo capace di lasciare il segno prima di tutto per la sua simpatia e cordialità.
La prima volta che l'ho incontrato fu durante la rappresentazione di "Une Gaminerie", spettacolo di poesia interpretato da Frédéric Nantel e scritto da Serge Mathurin Thébault. Jean-Bernanrd era presente in quanto persona vicina all'associazione @rt-chignaned. Non ebbi pero' occasione di parlare con lui, in quanto era troppo preso dal fotografare la performance artistica di Nantel. Qualche mese dopo, fu il poeta Serge Mathurin Thebault ad invitarmi a raggiungerlo nella sua abitazione nel 10 arr. di Parigi.
Subito molto cordiale nei miei confronti, mi dimostrati altrettanto entusiasta per le opere in corso di esecuzione nel suo appartamento/atelier. Fui molto colpito dalla vivacità e autenticità dei suoi scatti, e dall'incessante lavoro di montaggio e ritocco sulle fotografie, generalmente stampate su grandi formati (nella barra di scorrimento a destra è presente il link per vedere le opere).
Oltre alla serie limitata Résiduel, incentrata sulla tematica del riciclaggio et sulla composizione artistica ma aleatoria causata dai compattatori di rifiuti, fui molto attratto dalla serie intitolata Traces (tr. Tracce). Vi sono rappresentate per lo più le conseguenze di un passaggio, di un impatto, o ancora di un contatto tra oggetti o persone e alcune superfici. Tracce diventa quindi una serie di scatti che evocano la presenza immaginata o immaginaria di un qualcosa, e il risultato, il punto di contatto sulla superfice di questo qualcosa.
Grande fotografo di pesaggi e profili di persone, Jean-Bernard Souderes è capace di mostrare attraverso i suoi obiettivi l'umanità disincarnata di un attimo di poesia. Guardando le sue opere non si resta stupiti da cio' che viene mostrato, ma al contrario da cio' che non c'è e che avrebbe potuto esserci. Ammirare la fotografia di Jean-Bernanrd significa quindi abbandonare la volontà di comprendere l'immagine e cio' che vi è rappresentato, e lasciarsi andare al soffio virtuale di una realtà verisimile che traspare dagli effetti visivi dello scatto, come accade nella serie Petite Ceinture, contenuta nel portfolio n. 3.
Vincitore di vari concorsi in Francia, Souderes si è ugualmente misurato nella sua carriera con progetti di scenografia (tra i quali Une personne, sui testi di Clarice Lispector) e di scrittura (ne è un esempio il libro D'art et de papier, pubblicato per le edizioni Textuel a Parigi nel 2008).
Attualmente impegnato nel suo nuovo progetto di esposizione intitolato Résiduel, Jean-Bernard Souderes intende esporre i suoi scatti riguardo le tematiche del cibo e del riciclaggio nei più grandi mercati coperti parigini. Allo stesso tempo, stiamo collaborando al fine di realizzare insieme questo stesso progetto, arricchendolo probabilmente con un mapping artistico, nell'agglomerazione urbana di Lille e nei suoi importanti mercati coperti.





28/10/13

GRAVITY ? SPACE FAKE ?

Molti mesi di inattività totale sul blog, ed eccomi di ritorno.. coerente come une paradosso, soprattutto stando all'ultimo post pubblicato.
In realtà les Grenouilles sono al lavoro, ognuno di noi impegnato a creare il proprio poetico universo, tra le maglie tristi della prosa quotidiana.
Per riprendere dolcemente gli scritti sul blog, vorrei discutere un po' del film tormento che mi ha riportato (un po' forzatamente) al cinema dopo quasi un anno di assenza. GRAVITY.. nuovo colosso americano firmato Alfonso Cuaron, con Geaorge Clooney et Sandra Bullock.
Perché scrivere un recensione su Gravity ? Bella domanda, non lo so in effetti.. ho bisogno di fare outing.
Premessa : il film va visto in 3D. Gli effetti speciali sono effettivamente eccezionali : la scena dove i detriti si dirigono verso lo spettatore è a dir poco entusiasmante, mai visto niente di simile fino ad ora. L'assenza di gravità è evidentemente il tema grafico centrale del film.. dopo un po' di tempo sembra quasi di fluttuare dentro al cinema, davvero una sensazione sorprendente. In breve, gli effetti della 3D sono il film, il film è la 3D.
Se poi vogliamo parlare di cinema, allora la cosa cambia abbastanza radicalmente. Il copione del film risulta una sorta di trito mélange tra Armageddon et Space CowBoys, insomma un'americanata travestita con qualche bel montaggio e qualche fotografia d'autore (vedi la sequenza nella quale Sandra Bullock si trova in posizione fetale). Per il resto, scenario banale e piuttosto mediocre, classico dei classici di un film che tira a vendere più che a restare nella storia per i suoi contenuti. Una nota a parte la merita George Clooney (quando sono andato a vedere il film non sapevo della sua presenza sul set). Che dire del buon vecchio Clooney ? Sarebbe meglio non dire niente in effetti. Prestazione alla Clooney... quello della pubblicità del Martini : "Posso entrare" ? "No martini no party!". Davvero mediocre il nostro Clooney, anche se c'è da dire che il testo non lo aiuta, data la scontatezza delle battute e dei dialoghi. Potremmo ricavarne una nuova ricetta per gli amici : il piatto Clooney. Aggiungere un po' d'ironia e falsa simpatia, condire con una dose massiccia di pathos alla Casablanca, qualche asteroide con maionese et un bel contorno di luoghi comuni e culi sodi. Per quanto riguarda Sandra Bullock, il film è completamente strutturato sul suo personaggio. L'interpretazione è buona, ma il copione, lo ripeto, non presenta grandi difficoltà.. insomma, un gioco da ragazzi per una vedette del cinema americano come la Bullock, abituata a ruoli ben più esigenti dal punto di vista della tecnica recitativa.
Per concludere il nostro articoletto sul colossal Gravity.. ammetto che avrei forse fatto meglio a restare a casa.. e ancor di più ad evitare di scrivere questo post..ma dovevo pur spezzare il digiuno dalle sale cinematografiche.. e dal blog. Effetti straordinari e copione da classico dello Star System : ben presto mi dimentichero del film ma continuero ad animare il blog.
Prossima tappa ? Presentazione del progetto artistico di un caro amico Grenouille : la mostra fotografica di Jean-Bernard Souderes.

20/01/13

CONOSCETE LO SPIRITO "GRENOUILLE" ?


"Amare, altrimenti è falso."
Basterebbe questo semplice verso di Robert Fred per far capire a un qualunque lettore l'universo che unisce le "rane" et lo spirito dell'associazione @rt-chignaned ("l'arte delle rane", traducendo dal bretone). 
Nata nel 2003, @rt-chignaned si situa in una continuità artistica ben precisa. Bisogna risalire fino al 1981 per ritrovare i germi dell'associazione, ad un'epoca in cui alcuni alreani (gli abitanti di Auray, una piccola città che si trova in Bretagna) decidono di dare vita al gruppo "Mots-bulles" ("Parole-bolle") al fine di condividere discussioni sulla poesia. Poeti come Jean Tardieu, Obaldia o Petit si esibiscono in spettacoli di poesia nei piccoli cabaret bretoni, mischiando gravità e umorismo. Il 10 dicembre 1981, il giornalista Maurice Simon saluta la nascita di questo gruppo in un articolo intitolato "I poeti escono dalla loro torre d'ivorio". Simbolicamente, l'indomani, il poeta e amico Xavier Grall si toglie la vita in un vicino ospedale. 
Nel 1982 alcuni esponenti del gruppo "Mots-bulles" danno vita all'associazione Art Mène : Serge Mathurin Thébault può così creare la rivista "Art Mène" e iniziare la pubblicazione delle proprie poesie. La prima raccolta, Le pain discret (tr. Il pane discreto), uscirà nel 1984. Questa rivista generalista, dopo cinque anni dalla sua creazione, comincia a proporre alcune edizioni tematiche di alta qualità : "Huart", "Guillevic", "Hélias", "La femme" ecc... L'avventura durerà 2 stagioni.
Tre anni dopo la scomparsa di Art Mène, una nuova squadra di artisti di vario genere prende la decisione di creare un nuovo gruppo, "La forêt d'encre" (tr. "La foresta d'inchiostro"). La forêt d'encre si propone di sperimentare l'arte al fine di creare un tessuto di legami sociali, grazie alla nascita di alcuni ateliers sulla scrittura, di serate di poesia in discoteca e di un concorso di scrittura basato sul tema "Parlatemi d'amore". 
Dopo alcuni anni il gruppo perde la spinta iniziale e finisce per disperdersi. Così, nel 2003, nasce infine l'associazione @rt-chignaned che fin dai suoi inizi non ha smesso di proporre serate poetiche, libri di poesia di grande valore e avvenimenti di vario genere sulla poesia o altre manifestazioni artistiche dello spirito ("La cucina dei poeti", "Guillevic in poesia" ecc.). @rt-chignaned possiede anche una piccola casa editrice che porta lo stesso nome dell'associazione.
Conoscete adesso lo "spirito grenouille" ?
Forse, ma non abbastanza. Cosa significa essere "rane" ? 
Le rane condividono tra di loro la volontà (necessità) di vivere in poesia. Constantemente alla ricerca del sacro, del meraviglioso e dell'amore, le rane vivono e diffondono l'umanità in ogni sua sfumatura e bellezza. Poeti, pittori, scultori, cuochi... poco importa, le rane vivono sotto lo stesso tetto e mangiano il pane dell'amiciza e dell'amore proseguendo l'esperienza collettiva secondo l'arte dell'incontro. 

Il sottoscritto Luca Pallanti, Serge Mathurin Thébault, Nicola Colpo e altre rane si propongono oggi di rianimare le attività di @rt-chignaned dando nuova linfa allo spirito poetico presente in ognuna di loro.