La 54° edizione del World Press Photo 2011, che ogni anno premia i migliori scatti del pianeta, è andata alla sudafricana Jodie Bieber. La fotografa ha immortalato nel suo scatto principale l'immagine di una giovane donna di 18 anni, un'afghana di nome Bibi Aisha.
La foto è di rara profondità, sopraffine nel suo contenuto. Bibi è sfigurata, mutilata. E questo crea un contrasto impressionante con l'aura placida emanata dai suoi occhi, con la bellezza del resto del suo volto, con i suoi magnifici capelli ondulati, nerissimi. A Bibi è stato fatto tagliare il naso e le orecchie per ordine di un giudice afghano. La sua colpa è stata quella di aver tentato la fuga dal marito talebano che la violentava e la picchiava, con l'accondiscendenza e il contributo della sua famiglia.
Jodie Bieber compie un prodigio con la sua immagine, crea un monstrum nel senso strettamente latino del termine. La fotografia taglia l'occhio, fa male come una scheggia finissima penetrata in profondità.
Ma non voglio impietosirmi solamente di fronte a una tale violenza. Voglio rifiutarla. Voglio rifiutare quel mondo che l'ha concepita, e per rifiutare intendo dire combatterla. Ma le bombe occidentali che hanno mutilato altre donne come Bibi a Kabul e altrove non servono al mio combattimento. Rifiuto anch'esse.
L'unica maniera per vincere il combattimento, è mobilitare l'informazione, la cultura, l'emancipazione. Sviluppare giorno dopo giorno il senso umanitario dentro le persone. Allargare in modo gigantesco questa tela di ragno al fine di farle inglobare il regresso, per cambiarlo, definitivamente.
Leggiamo in questi giorni le notizie delle grandi rivoluzioni del mondo arabo, dalla Tunisia di qualche giorno fa all'Egitto, notizia fresca di alcune ore. E finalmente sono rivoluzioni liberatorie, senza Fratelli Musulmani e senza bombe americane. Sono esplosioni d'ideali, di voglia di differenziarsi.
Credo fermamente che le leggi non rappresentino i doveri dell'uomo. Perchè le leggi possono essere sbagliate. In qualunque posto, in ogni epoca, in ogni cultura.
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